La Terapia Sensorimotoria: un Approccio Adatto a Tutti
La Terapia Sensorimotoria, un Approccio Adatto a Tutti
Nel nostro ciclo di interviste “Oltre la Formazione”, oggi intervistiamo la Dott.ssa Artemisia Gentileschi, psicologa clinica, specializzata in psicoterapeuta individuale e di gruppo, negli anni ha arricchito la sua formazione, occupandosi di minori, coppie e famiglie. Nel 2020 ha ottenuto la Certificazione di Livello 3 in Psicoterapia Sensomotoria per la cura del trauma e delle ferite dell’attaccamento.
In questa intervista, la dott.ssa Gentileschi ci racconterà di come il corpo è diventato risorsa nel suo percorso personale e nella sua pratica professionale!
– Ciao Artemisia, da quale formazione terapeutica provieni e come hai approcciato la terapia sensomotoria?
Sono una psicologa clinica e provengo da una formazione psicodinamica e gruppoanalitica. Nel corso degli anni ho arricchito la mia formazione con conoscenze provenientidalla psicologia sistemico-relazionale, dalla psicologia della sviluppo, dagli studi sul trauma e attaccamento e dalle neuroscienze.
– Con quale popolazione lavori di solito?
Attualmente lavoro privatamente con adulti, coppie e bambini, prestando particolare attenzione all’impatto che le vicende traumatiche e le ferite dell’attaccamento hanno sullo sviluppo psicofisico delle persone e sul loro contesto di appartenenza.
Quando hai approcciato la Sensorimotor?
Mi sono interessata alla formazione sensomotoria quando ho iniziato ad avvertire la necessità di acquisire nuove conoscenze e nuovi strumenti che mi permettessero di avvicinarmi con maggior consapevolezza alla sofferenza delle persone e mi aiutassero a gestire con maggior efficacia la disregolazione emotiva che spesso si riscontra nelle persone con storie traumatiche.
– Cosa ti ha portato l’utilizzo della sensorimotor a livello personale?
La formazione sensomotoria ha rappresentato per me non soltanto una esperienza formativa eccellente dal punto di vita professionale perché mi ha permesso di acquisire conoscenze, strumenti e tecniche utilissime, direi imprescindibili, per la cura del trauma e di tutti quei disturbi che hanno alla base una disregolazione emotiva, ma – soprattutto – è stata una esperienza personale trasformativa potentissima che mi ha aiutato a connettermi profondamente con me stessa, modificando il mio modo di lavorare e di relazionarmi con i Clienti.
Nel lavoro clinico quotidiano con le persone vittime di esperienze traumatiche molto dolorose, mi sono sentita spesso spaventata, impotente e inutile, sopraffatta dalla mia e dalla loro disregolazione emotiva. La Psicoterapia Sensomotoria mi ha insegnato a usare il corpo come risorsa principale nella cura: ho imparato a regolarmi attivando le mie risorse somatiche e di conseguenza ho compreso cosa significhi fungere da “regolatore psicobiologico” come ci insegna A. Shore.
La SP – attraverso i suoi principi fondanti di Unità, Organicità, Non Violenza, Olismo (Mente-Corpo-Spirito) e Mindfulness ha modificato la mia capacità di ascolto e il mio modo di pormi in terapia. Il cliente è prima di tutto una persona che ha bisogno di essere accolta e colta nella sua specificità, unicità e interezza, nel qui ed ora dell’incontro.
Nel corso degli anni l’incarnazione dei principi della SP mi ha permesso di stabilire connessioni sempre più profonde e autentiche con i miei clienti.
– Secondo te, il corpo è sempre coinvolto in terapia?
Per queste ragione sopra elencate penso che l’approccio sensomotorio diventi parte integrante della pratica quotidiana del terapeuta anche quando non si ritiene opportuno lavorare in modo diretto con il corpo, perché, dopo la formazione, ciò che rimane indelebile è il modo di osservare la persona: con curiosità e senza giudizio, rilevando tutti quei piccoli e grandi cambiamenti che si manifestano nel corpo attraverso la postura, il tono di voce, lo sguardo, la mimica facciale che accompagnano la narrativa e le emozioni. Soltanto dopo che abbiamo co-costruito un clima sufficientemente sicuro e ottenuta la collaborazione del cliente, possiamo “ studiare” insieme a lui e in modo mindfull, momento per momento il suo particolare modo di organizzare l’esperienza sia interna che esterna, integrando tutti e tre i livelli di elaborazione delle informazioni (sensomotoria, emotiva e cognitiva). Questo processo rende la persona consapevoli di come le abitudini procedurali di movimento e di regolazione del SNA abbiano trattenuto antichi traumi e siano ormai diventati abitudini disfunzionali e limitanti per il suo pieno e autentico sviluppo.
Io penso che il corpo sia sempre coinvolto nelle interazioni perché la mente e il corpo sono una entità indivisibile. Questo tuttavia non significa che nella pratica clinica dobbiamo sempre partire dall’elaborazione sensomotoria. La validità di questo approccio consiste nel prevedere l’alternarsi di interventi bottom up e top-down a seconda della situazione, delle caratteristiche del cliente e della fase di cura in cui ci si trova. A volte, per molti pazienti con storie traumatiche di abusi sessuali e maltrattamenti fisici e psicologici, integrare la consapevolezza somatica diventa un punto di arrivo piuttosto che di partenza a causa della fobia che possono avere sviluppato verso sensazioni fisiche avvertite come troppo dolorose e disturbanti. In questi casi diventa fondamentale procedere molto cautamente, offrendo una buona psicoeducazione per evitare la ritraumatizzazione.
– Secondo te, quali sono i benefici che un paziente può ricevere dalla psicoterapia sensomotoria?
La Psicoterapia Sensomotoria è una terapia efficace ormai universalmente riconosciuta per la cura di moltissime problematiche trauma-correlate e per tutti quei disturbi che si manifestano con una intensa disregoalzione degli affetti: il disturbo da stress post traumatico- il disturbo dell’umore, i disturbi d’ansia, il disturbo borderline di personalità e tutte le forme di dipendenza.
Essendo una terapia parlata ma orientata somaticamente, i clienti sono accolti e ascoltati nella loro complessità e interezza, potendo contare su un approccio molto strutturato e con approfondite basi neuroscientifiche: la SP si avvicina alla disregolazione emotiva come a una alterazione fisiologica del Sistema Nervoso Autonomo e Centrale conseguente a condizioni di trascuratezza, abuso e maltrattamento, allontanando il dubbio di ogni possibile colpa o responsabilità della persona. Insieme al terapeuta le persone fanno esperienza di se stessi, scoprendo come il loro corpo trattiene l’eredità del trauma e le loro ferite dell’attaccamento e imparano a scoprire la saggezza insita nel loro corpo e ad usarlo come una risorsa per autoregoalrsi, separarsi o connettersi agli altri e non come un nemico da trascurare o maltrattare. Alcune persone, scoprono, per la prima volta, cosa significhi sentirsi al sicuro nel loro corpo e in presenza di qualcun altro; altre recuperano quel senso di libertà ed autoefficacia che avevano perso a causa del trauma.
– Com’è stato per te introdurre l’approccio sensomotorio al tuo approccio di provenienza?
Per quanto riguarda l’integrazione della SP con gli altri approcci, dalla mia esperienza personale e dal confronto con tutti i colleghi con i quali mi sono formata durante i diversi livelli del training, ho osservato che la terapia sensomotoria è una pratica terapeutica che si integra facilmente con i diversi approcci terapeutici esistenti e si adatta a diverse tipologie di clienti: adulti-bambini-adolescenti-famiglie-coppie e gruppi a patto che il terapeuta la sperimenti su se stesso e sia disposto a incorporare i principi che la fondano.
– Perché raccomanderesti di fare questo Corso di formazione?
Ritengo che il training in psicoterapia sensomotoria sia una formazione imprescindibile per tutti i terapeuti che quotidianamente sono a contatto con persone traumatizzate o fortemente disregolate in quanto non è soltanto uno strumento di cura rivolto ai clienti ma diventa un contenitore prezioso per il terapeuta da cui attingere per contattare le proprie risorse necessarie per mantenere il proprio benessere psicologico e per potersi sintonizzare con l’altro.
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