Il Disagio Psichico tra Corpo e Mente
La Sensorimotor nel Disagio Psichico tra Corpo e Mente. Ne parliamo con Dott.ssa Jole Anna Panzera, graduata Sensorimotor di Primo livello
Nel nostro ciclo di interviste “Oltre la Formazione”, oggi intervistiamo la Dott.ssa Jole Anna Panzera, psicologa/psicoterapeuta, specializzata in terapia cognitivo-Comportamentale, Practitioner EMDR, e graduata di primo livello in Terapia Sensomotoria e Compassion Focus Therapy.
Jole Anna Panzera svolge la sua pratica clinica con adulti e giovani adulti a Roma e considera il disagio psichico il risultato di uno squilibrio emotivo, spesso di origine traumatica, che coinvolge non solo la mente del paziente ma anche la dimensione corporea.
In questa intervista, la dottoressa Panzera ci racconterà del suo incontro con la Sensorimotor e della preziosa integrazione scoperta tra EMDR/terapia sensomotoria!
– Ciao Jole, da quale formazione terapeutica provieni e come hai approcciato la terapia sensomotoria?
Sono una psicoterapeuta specializzata all’S.P.C in terapia cognitivo-comportamentale. Pratico EMDR, CFT e la terapia Sensomotoria livello 1. Da sempre interessata all’interazione corpo-psiche e soprattutto alle reazioni somatiche in determinati eventi stressanti e nel PTSD
Con quale popolazione lavori di solito?
Svolgo attività clinica con adulti e giovani adulti dai 16 anni in poi, avendo come obbiettivo l’elaborazione del trauma sia semplice che complesso. Tratto il disagio psichico ponendo il focus sulla desensibilizzazione degli eventi spiacevoli e traumatici che vi sono all’origine e il loro impatto sul soma.
Come ha cambiato la tua pratica la Sensorimotor?
La SP mi ha permesso di accedere all’attivazione di stati somatici disfunzionali conseguenti ad alterazioni psichiche. Gli interventi clinici contemplano l’individuo in modalità olistica, sia attraverso l’approccio top down dell’EMDR che quello bottom up della SP.
Ho appreso la preziosa modalità di integrazione EMDR/SP e nel momento in cui, praticando l’EMDR, i sintomi somatici risultano dominanti passo, previo consenso del paziente, al lavoro sulla reazione somatica con la terapia Sensomotoria, per proseguire, se serve, la seduta con l’EMDR.
Attraverso il sequenziamento sensomotorio il paziente acquisisce una diversa consapevolezza di come il proprio corpo reagisca agli stati emotivi, imparando a gestirli e neutralizzarli e inviando così al cervello un feedback risolutivo.
E’ soprattutto nel ripristino della difesa attiva che il paziente, tramite il completamento dell’atto mancato (atto di trionfo per Janet), riesce ad elaborare e desensibilizzare l’evento traumatico. L’SP è molto d’aiuto anche in quei casi dove l’EMDR non risulta sufficiente o idoneo ad elaborare il vissuto somatico di origine traumatica. Inoltre, grazie all’integrazione delle due preziose terapie, l’intervento di desensibilizzazione risulta molto più rapido anche in traumi di entità importante.
– Cosa ti ha portato l’utilizzo della sensorimotor a livello personale?
L’utilizzo della terapia SP nella mia pratica clinica è stato rivoluzionario.
Lavorare sulla percezione somatica che ha il paziente, rendendolo consapevole di come sia intervenuta la memoria procedurale, è di per sé un intervento risolutivo. L’utilizzo di esperimenti nella pratica clinica, che poi può proseguire a casa, dà al paziente la possibilità di intervenire in modo attivo su reazioni somatiche, regolando l’attività del SNA con grande beneficio negli stati di disregolazione emotiva. La terapia sensomotoria è diventata parte integrante del mio approccio terapeutico e la utilizzo in quasi tutte le sedute
– Secondo te, il corpo è sempre coinvolto in terapia?
Si, secondo me il corpo è inevitabilmente coinvolto negli stati emotivi, infatti la psicoterapia più all’avanguardia si basa sui principi dettati dalle neuroscienze e sulla teoria polivagale di S. Porges.
A seconda degli stati emotivi, infatti, avviene il rilascio di neurotrasmettitori che interferiscono sui parametri fisiologici. Cortisolo, adrenalina e noradrenalina, per esempio, vengono secreti in situazioni di stress e interferiscono su aree del cervello limbico, come l’amigdala l’ippocampo e l’ipotalamo, con conseguente alterazione del battito cardiaco, respirazione, tono muscolare, vigilanza, ecc. Secondo lo stesso principio serotonina, dopamina ed endorfine vengono secrete in situazioni piacevoli, producendo notevoli sensazione di calma e benessere che influiscono anche sulla variabilità interbattito.
– Secondo te, quali sono i benefici che un paziente può ricevere dalla psicoterapia sensomotoria?
Imparare a conoscere e gestire le reazioni somatiche, la postura e la respirazione, le quali, in situazioni di alterazione sono inevitabilmente correlate a stati di disregolazione emotiva, rappresenta per il paziente in terapia un prezioso complemento al fine di ottenere uno stato di benessere duraturo.
Il feed back positivo che, dall’elaborazione somatica raggiunge alcune aree dell’encefalo, stabilisce un percorso virtuoso in grado di contrastare e risolvere gli effetti dannosi del trauma, trasformandone il significato che va ad integrarsi nel proprio sistema cognitivo.
– Perché raccomanderesti di fare questo Corso di formazione?
La terapia tradizionale, basata sulla dialettica, attiva prevalentemente l’emisfero sinistro del cervello, con un approccio a mio parere eccessivamente di tipo cognitivo e non in grado di per sé di interferire incisivamente sulle emozioni. La pratica minfulness sollecitata dalla terapia SP, l’imparare a “sentire” come il corpo risponde alle emozioni e racchiude le memorie implicite è, secondo me, uno strumento indispensabile per una partica clinica veramente soddisfacente che consideri la presa in carico olistica dell’essere umano.
– Com’è stato per te introdurre l’approccio sensomotorio al tuo approccio di provenienza?
Grazie alla competenza e grande disponibilità dei relatori del corso, a parte un momento di impasse giusto all’inizio, perché abituata al rapporto terapeutico basato sulla dialettica, è stato naturale e spontaneo integrarlo al mio approccio EMDR e CFT. Questo ha permesso di intensificare il raggiungimento degli obbiettivi in tempi molto più brevi, con grande stupore soprattutto dei miei pazienti, increduli di poter sperimentare e beneficiare di cambiamenti così incisivi in poco tempo.
Fondamentale è stato per me l’intervento e la competenza della trainer in supervisione per far proprio un metodo che di per sé è lontano dalla terapia tradizionale.
– Si senta libera di aggiungere una qualsiasi riflessione rispetto al suo percorso personale come terapeuta SP
La terapia SP ha rappresentato il completamento del tassello mancante in terapia, che aveva di per sé un qualcosa di “monco”.
Il rapporto terapeutico basato sulla dialettica non permette infatti di accedere a tutti i livelli esperienziali dell’essere umano, che inevitabilmente si riflettono anche a livello somatico. La grande competenza e disponibilità della trainer mi ha dato modo di accedere a una formazione soddisfacente che non vedo l’ora di completare con il secondo livello che inizierò a breve.
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