Come accedere al Disagio Emotivo utilizzando la Psicoterapia Sensomotoria
Cosa ci insegnano Neuroscienza e Attaccamento sul curare lo stress nel Corpo?
Mentre sto cercando di preparare la cena, mia nipote di 6 anni, Ruby, sta tormentando la sua sorellina con colpi e spinte. Stanca anch’io, mi sento irrigidire, pronto a strillarla: “Ruby, lascia stare la tua sorellina!“. Invece, mi fermo e rilasso il mio corpo. Noto che Ruby è ancora carica dopo una lunga e avventurosa giornata al parco. Se la rimprovero, so che sto solo accumulando stress. Quindi prendo fiato e noto un impulso.
Sussurro il suo nome con un grande sorriso e le faccio cenno di venire da me. “Ruby,” dico a bassa voce, come per trasmettere un messaggio estremamente segreto, “tra pochi minuti Nika inizierà a piangere, e poi dovrò prestarle tutta la mia attenzione.” Il mio corpo assume il linguaggio della delusione: “E non vorrei, se così fosse non potrò prestarti più attenzione“. Mi lancia uno sguardo d’intesa, inclina la testa e sorride. Non c’è altro da dire.
Cosa ha a che fare questo aneddoto della nonna con la scienza del cervello?
Per milioni di anni, i genitori di tutte le specie di mammiferi, in particolare degli esseri umani, hanno dovuto seguire un corso accelerato di “neurobiologia interattiva” per nutrire i loro piccoli. La maggior parte dei genitori impara presto quali posizioni sono rilassanti, quali toni di voce sono più efficaci, che tipo di dondolio, quanto movimento…
Perché impariamo così in fretta? Perché noi stessi siamo biologicamente sconvolti dalle grida di un bambino. Alan Schore chiama questo tratto “identificazione proiettiva adattativa”: un bambino comunica angoscia direttamente al nostro corpo e, offrendo conforto, regoliamo il nostro disagio. Il senso di calma e calore che proviamo quando il bambino si addormenta tra le nostre braccia riflette questo fenomeno.
Ma cosa c’entra la “regolazione interattiva” con la psicoterapia? Più impariamo sul cervello, più diventa evidente che, se vogliamo guidare le persone nel processo di cambiamento, dobbiamo prestare almeno altrettanta attenzione al corpo e al sistema nervoso al loro e al nostro oltre che alle parole, le emozioni e la creazione di significati.
Psicoterapia Sensomotoria
Come ho imparato a usare il mio corpo oltre che la mia mente in psicoterapia?
Questo è avvenuto grazie alle lezioni impartite dalla Psicoterapia Sensomotoria, un approccio centrato sul corpo, sviluppato da Pat Ogden per il trattamento dell’attaccamento e dei disturbi legati al trauma. Sebbene le tecniche siano tratte dal mondo della psicoterapia corporea, il suo fondamento teorico risiede nella neuroscienza e nella ricerca sull’attaccamento. Ciò che mi ha attratto per la prima volta dopo 20 anni di pratica psicodinamica tradizionale è stata l’opportunità di lavorare con l’eredità somatica del trauma e dell’abbandono. Studiare (e poi insegnare) un metodo che capitalizza sulla comprensione del corpo e del sistema nervoso ha diminuito lo stress della pratica psicoterapeutica aumentandone i piaceri e le soddisfazioni. Mi permette di navigare in tumultuose relazioni di transfert in modi creativi e spesso commoventi.
Una seduta di Psicoterapia Sensomotoria inizia come qualsiasi altra seduta della terapia parlata, con la “storia” del paziente. Potrebbe essere il racconto di un sogno, un ricordo d’infanzia o la descrizione di un problema, una delusione o un dolore nella vita attuale del paziente. Tuttavia, il terapeuta ascolta non solo la narrazione e le emozioni, ma anche il corpo, osservando attentamente il linguaggio somatico che accompagna il linguaggio delle parole. Cambiamenti di postura, gesti, respiro, colore del viso, immobilità o agitazione, rigidità, flaccidità o pesantezza, ci raccontano del paziente e della sua storia.
È finita ora:
Come aiutiamo i nostri pazienti a sperimentare la sicurezza fisica, sia in terapia che nel resto del mondo? Qui, la neuroscienza ci viene in aiuto ancora una volta. La ricerca cerebrale sugli effetti della meditazione ha individuato una parte del cervello che si attiva quando meditiamo o semplicemente osserviamo la nostra esperienza, momento per momento, senza reagire ad essa: la corteccia prefrontale mediale, situata proprio dietro la nostra fronte, ha connessioni dirette con l’amigdala, il nostro centro della memoria emotiva.
Quando quell’area diventa più attiva, l’amigdala diventa meno attiva. Tradotta in psicoterapia, l’osservazione consapevole produce uno stato di duplice consapevolezza, mediante il quale gli osservatori possono raggiungere i loro mondi interiori senza essere sopraffatti dalle emozioni e dalle risposte del corpo.
La regolazione neurobiologica in psicoterapia richiede la comunicazione dal cervello destro al cervello destro. Richiede che i terapeuti si occupino più da vicino dell’impatto delle parole e del linguaggio del corpo sul sistema nervoso e sulle esperienze somatiche dei pazienti. Delle parole brillanti non verranno ascoltate se il paziente è disregolato mentre le pronuncio.
Invece di occuparmi eccessivamente delle storie dei pazienti, ho imparato che devo prestare uguale o maggiore attenzione alle comunicazioni corporee del loro sistema nervoso. Questa è un’arte che la maggior parte di noi esprime istintivamente quando ci relazioniamo con neonati e bambini piccoli, come ho fatto con Ruby. Senza pensiero cosciente, sperimentiamo il linguaggio e il linguaggio del corpo che coinvolge esseri umani piccoli, a volte anche quelli pelosi, finché non rispondono positivamente. Perché non portare quella capacità intuitiva nei nostri studi?
Questo blog è tratto da “Brain to Brain: The Talking Cure Goes Beyond Words.” (Janina Fisher)
Il testo è stato liberamente tradotto e riadattato.
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